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“A rischio il 52% dell’export alimentare”

Milano – Per mare, cielo e terra. L’export alimentare italiano rischia di restare ai box per colpa del Coronavirus, con gravissime ripercussioni sull’industria di settore che nel complesso vale oltre 40 miliardi di euro di esportazioni. Il blocco produttivo delle regioni del nord, che pesano in termini di Pil il 41% sul totale Italia, potrebbe rappresentare una vera mazzata per l’industria manifatturiera italiana (-4,3% a dicembre e -1,4% sui 12 mesi), inclusa quella alimentare che a differenza di altri settori ha continuato a viaggiare in terreno positivo in questi anni. Ma solo grazie alle esportazioni, a fronte di un mercato interno cronicamente depresso.

A finire nell’occhio del ciclone sono le regioni più produttive d’Italia: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno un’incidenza complessiva sulle esportazioni alimentari superiore al 52%. “È ancora presto tuttavia per capire l’entità del problema, ma è chiaro che seguiamo la questione con grande apprensione: quanto sta accadendo a causa dell’allarme sul Coronavirus potrebbe essere una scure capace di frenare il volano economico della parte più produttiva del Paese e il faticosissimo percorso di ripresa di cui ha bisogno tutto il sistema”, spiega Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, associazione che raccoglie quasi 7000 imprese di settore, il secondo per importanza nell’industria manifatturiera con un fatturato di oltre 137 miliardi di euro, con un’incidenza dell’8% sul Pil nazionale. 

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