Roma – Le misure del decreto legge Cura Italia “non sono sufficienti”. È quanto si legge in una nota diffusa da Anita, associazione di Confindustria delle imprese di autotrasporto merci e logistica. “Si limitano a spostare i termini di pagamento di oneri e tributi per lo Stato, i contributi in conto gestione per le imprese sono irrisori e – si evidenzia nel comunicato – lo slittamento delle scadenze dei prestiti rateali e mutui non è previsto per le grandi imprese”.
Secondo il presidente di Anita, Thomas Baumgartner, “per mantenere in vita il settore abbiamo bisogno di interventi più massicci. Ci vuole una terapia d’urto che dia liquidità alle aziende, permettendogli per i prossimi anni di risparmiare sui costi al fine di bilanciare le ingenti perdite accumulate in questi mesi. Chiediamo al Governo di aumentare adeguatamente il fondo del ministero dei Trasporti, previsto per le imprese iscritte all’albo, per garantire lo sconto massimo dei pedaggi autostradali già accordato, contestualmente all’esonero totale del pagamento per i mesi di aprile e maggio. Chiediamo il temporaneo esonero dalle accise sul gasolio. Necessari anche la decontribuzione degli oneri sociali, da imputare a carico dello Stato e interventi sui costi dei traghetti per garantire la continuità territoriale per le isole”.
“Le nostre aziende specializzate nel trasporto di alimentari freschi, oltre al forte calo del fatturato – avverte Umberto Torello, presidente di Anita-Transfrigoroute Italia – subiscono enormi costi per lo sbilanciamento dei flussi di traffico, i percorsi a vuoto, i lunghi tempi di attesa presso gli stabilimenti aziendali e le frontiere. Non possiamo continuare a fornire servizi di trasporto per garantire l’approvvigionamento dei prodotti alimentari in assenza di un adeguato sostegno economico e finanziario da parte dello Stato”.