Interviste Primo Piano

Caso Costa Crociere, De Falco: “Il silenzio di Capitanerie e Autorità portuali, un’abdicazione ai propri doveri”

“Quando il ministro degli Interni era Matteo Salvini, i prefetti erano ammutoliti. Parlo del caso Diciotti: non lo dico io, ma il Tribunale dei Ministri di Catania. Tutta la catena di comando prefettizia, dal vertice in giù, era come pietrificata. Così come erano pietrificati, in misura meno rilevante, tutti i comandanti delle Capitanerie di porto. In questo momento, con il caso Costa Diadema prima, e Costa Mediterranea poi, è sotto gli occhi di tutti che sia i comandanti delle Capitanerie di porto sia i presidenti delle Autorità di Sistema portuali sembrano pietrificati, o meglio annullati. Il problema è che sono funzionari dello Stato, i quali dovrebbero avere la dignità di decidere visto il ruolo che ricoprono, anche contrastando il potere politico. Il loro silenzio costituisce una sostanziale abdicazione ai propri doveri”.

Il senatore Gregorio De Falco, ex comandante della Guardia Costiera, l’ufficiale che intimò con toni coloriti a Francesco Schettino a risalire sulla Costa Concordia in pieno naufragio, non usa mezze misure per definire quello che sta accadendo in queste settimane al largo delle coste italiane alle navi di Costa Crociera. “E’ inammissibile che il sindaco di Civitavecchia oppure il Governatore della Campania possano dire che una nave italiana non possa attraccare nei rispettivi porti. Ma questi due porti non sono in Italia?”.

Gregorio De Falco

Giusto per fare chiarezza, senatore: per legge, chi ha il potere di autorizzare l’attracco delle navi nei porti italiani?

“Le Autorità marittime e portuali, in accordo tra loro. Le prime devono garantire la sicurezza della navigazione, le seconde gli aspetti che si riflettono sull’operatività dei porti. Nel caso specifico delle navi Costa Diadema e Costa Mediterranea, queste due Autorità hanno quindi l’obbligo di garantire sia la sicurezza della navigazione propria e altrui, visto che queste imbarcazioni hanno avuto o hanno un’emergenza sanitaria a bordo, sia di predisporre l’operatività dei rispettivi porti ad interventi di carattere specifico, tecnico medicali. Sono due elementi che si intersecano, quindi sono inscindibili. Quando si presentano queste due condizioni di emergenza, devono valere entrambe le situazioni”.

Per intenderci, queste due condizioni non valgono se i porti sono stranieri e le navi sono italiane?

“Le navi da crociera italiane, che stanno girando nei porti di tutto il mondo senza trovare un approdo, trovano degli ostacoli perché gli amministratori degli Stati costieri oppure le Autorità periferiche sentono il dovere di difendere la rispettive comunità dal contagio. E’ questo un elemento importante: perché un Paese straniero, anche in virtù della Convenzione internazionale, può ritenere che se una nave, in questo caso di Costa Crociere, può arrecare un danno alla sicurezza e alla salute del Paese straniero in cui chiede di fare accesso, ha il diritto di emanare un provvedimento legittimo per negare l’ingresso della nave italiana in porto. Ma l’Italia questo non può farlo con le navi italiane. Non lo può fare né l’Autorità marittima né quella portuale, tanto meno possono farlo altre autorità”.

Perché allora le altre autorità, Regioni o Comuni, intervengono?

“A monte, il problema è nato con la riscrittura del Titolo V della Costituzione, nel 2001. Da questo momento in poi, si è creata una confusione a livello istituzionale. Confusione che  oggi risulta tangibile nel caso delle navi Costa. Per fortuna, nella Costituzione viene comunque stabilito che all’articolo 120, secondo comma, nel caso in cui si verificasse un’eventuale inerzia da parte delle Regioni, il Governo potesse intervenire. Qui, però, il problema è di carattere opposto, ovvero abbiamo una super produzione normativa di Autorità locali. Se questa produzione normativa risulta integrativa o propositiva, è un bene. Ma quando incide sui principi fondamentali o sulla libertà dei cittadini, secondo me non dovrebbe essere legittima. E’ inammissibile che il sindaco di Civitavecchia oppure il Governatore della Campania possano dire che una nave italiana non può attraccare nel porto di Civitavecchia o di Napoli. Ma questi due porti non sono in Italia?”

Fa specie sentire il governatore De Luca, figura di spicco del Pd, dichiarare nel caso dell’attracco della Costa Mediterranea nel porto di Napoli, “faremo sbarcare solo gli italiani”. Sono parole che ti aspetti da Salvini, non da un esponente del Pd. O mi sbaglio?

“Spero proprio che De Luca chiarisca queste dichiarazioni, perché in questo modo celebra degli slogan. Non posso pensare che sia come Salvini. Il problema è che non si dovrebbe fare una distinzione tra italiani e stranieri a bordo delle navi italiane. Ma in realtà si dovrebbe distinguere tra coloro che risultano positivi o negativi al virus. Così che i positivi possano essere isolati e curati, soprattutto perché i negativi non prendano il virus. Lo scopo di un amministratore o di un’Autorità sanitaria deve essere oggi quello di isolare per interrompere la catena di contagio”.

Fa rumore anche il silenzio di alcuni presidenti di Autorità di Sistema portuale nel caso delle navi Costa. Che ne pensa?

“Quando il ministro degli Interni era Matteo Salvini, i prefetti erano ammutoliti. Questo non lo dico io ma il Tribunale dei Ministri di Catania nel caso della Diciotti. Tutta la catena di comando prefettizia, dal vertice in giù, era pietrificata. Allo stesso modo, erano pietrificati, in misura meno rilevante, tutti i comandanti delle Capitaneria di porto. In questo momento, si vede che sono pietrificati, come se fossero annullati, i comandanti delle Capitanerie di porto e i presidenti delle Autorità di sistema portuale. Sono funzionari dello Stato, che dovrebbero avere la dignità di decidere per il ruolo che ricoprono. Anche contrastando il potere politico. Il loro silenzio costituisce una sostanziale abdicazione ai propri doveri. Mentre altri abusano, per non dire usurpano, delle proprie attribuzioni con intenti sulla carta condivisibili ma al di fuori dei limiti delle proprie attribuzioni. Parlo, ad esempio, del sindaco di Civitavecchia, il quale non può arrogarsi come Autorità sanitaria locale il diritto di dire che la Costa Diadema non può entrare in porto. Peraltro, in quella circostanza, alla nave Costa non fu concessa nemmeno l’opportunità di ricevere l’assistenza. Di poter caricare a  bordo delle bombole di ossigeno per curare le persone in difficoltà respiratoria. Lì è da censurare, in primis, il comandate del porto di Civitavecchia. Perché non ha avuto il coraggio di fare il suo lavoro”.

Come giudica le dichiarazioni di Giovanni Pettorino, ammiraglio al Comando di tutte le Capitanerie di porto italiane. Ieri, in un’intervista a “La Repubblica”, ha parlato di “solidarietà” per le navi Costa in giro per il mondo (Deliziosa, Magica e Favolosa), ma non ha fatto alcun cenno al caso Diadema e Mediterranea. Perché, secondo lei?

“Sono le dichiarazioni di una persona che vorrebbe dire qualcosa ma crede o pensa di non poterla dire. Diciamo che il suo ruolo di tecnico glielo impedirebbe”.

Allora le dica Lei queste cose che l’ammiraglio Pettorino non può dire?

“Le navi italiane non possono essere esiliate dai nostri porti. E’ già capitato con le navi militari italiane, proprio dal Corpo delle Capitanerie di porto. E proprio per questo motivo Pettorino non riesce più a parlare”.

Allora, quando arriveranno anche le altre navi Costa in Italia, è praticamente sicuro che si creerà lo stesso cortocircuito istituzionale?

“Penso che se nel frattempo non sarà sceso il livello di emergenza da Coronoavirus, purtroppo penso proprio di sì a fronte di quel disordine istituzionale che continua ad imperversare. Non a caso, a differenza del sottoscritto, nessuno parla mai, tanto meno nel Governo, del Piano anti-pandemia: il quale prevede delle responsabilità ben precise, tipo fare delle scorte di mascherine per salvare i medici che sono in prima linea, che tutti chiamano eroi, ma poi sono lasciati in trincea senza protezione; fare delle scorte di ventilatori polmonari; stabilire quali siano i piani di contingenza che non ci sono; quali sono le linee essenziali da porre in essere in questo periodo di emergenza senza raffazzonarle all’ultimo minuto, all’una di notte, a Palazzo Chigi. Tutto questo andava fatto prima, ma non è stato fatto. Quindi, abbiamo una mortalità spaventosa di medici in servizio, e un disordine istituzionale che tocca tutti i livelli. Il caso delle navi Costa Diadema e Mediterranea è evidentemente emblematico”.