Civitavecchia – “Il nostro scalo, con l’azzeramento dei passeggeri, sarà quello che in Italia subirà l’emergenza più degli altri. Soltanto l’Adsp perderà oltre 20 milioni: non servono altri tagli, ma risorse per un piano di investimenti e di spesa pubblica. Per fare ripartire il porto urge un decreto ad hoc”. E’ l’appello del vice sindaco Massimiliano Grasso, con delega alle Politiche portuali, che puntualizza: “E’ del tutto evidente come – di fronte alle notevoli diversità esistenti tra un porto e l’altro – più che con un provvedimento di carattere generale, sarebbe opportuno che il Governo intervenisse con atti mirati alle caratteristiche ed esigenze di ciascuno scalo. La peculiarità di Civitavecchia è quella di essere, storicamente, il porto di riferimento per i passeggeri, sia delle crociere che delle autostrade del mare. Un segmento di traffico di fatto azzerato, e che è ragionevole pensare che non inizierà a riprendersi prima di fine anno o del 2021”.
Il vice sindaco fa notare
che, in
termini di bilancio, l’AdSP rischia di registrare minori entrate per oltre 20
milioni di euro per i mancati diritti su passeggeri in transito e mezzi in
polizza. A questo si aggiungeranno anche le inevitabili perdite, viste anche le
cancellazioni registratesi nel traffico aereo, dei volumi di rinfuse liquide
destinate all’aeroporto di Fiumicino. “Per il bilancio dell’ente, già in oggettiva difficoltà, il
rischio è quello di un salasso che manderà in default l’Adsp e tutto il suo
indotto. Già, infatti, si registrano nel cluster portuale di Civitavecchia
ricadute pesantissime in termini occupazionali, che mettono a dura prova la
tenuta stessa delle imprese portuali.
Come se non bastasse,
questi effetti potranno, inoltre, essere resi ancora più nefasti da possibili
azioni di dumping sui diritti e sulle tasse portuali da parte di altri scali
limitrofi (si pensi soprattutto ai porti toscani o a quelli campani), che
potendo contare su altre entrate, potrebbero, soprattutto in questa fase,
accentuare la concorrenza con forti sconti per gli armatori, portando via altri
traffici che successivamente diventerebbe arduo riconquistare”.
Per questo motivo, conclude Grasso: “E’ necessario rivolgersi al Governo e alla Regione chiedendo di finanziare un piano di rilancio del sistema portuale, sia con investimenti dal punto di vista infrastrutturale, che con risorse che nel breve e medio periodo consentano all’Authority di utilizzare fondi anche per la parte corrente, mantenendo i servizi, anziché tagliandoli ancora, e con essi a cascata i posti di lavoro correlati”.