Crociere

Covid-19: cosa dicono gli studi scientifici sui contagiati a bordo della Diamond Princess

Tokyo – Mentre dilaga in tutto il mondo l’emergenza Coronavirus, con un numero sempre più alto di Paesi intenzionati a seguire l’esempio italiano della chiusura totale delle attività e della circolazione di persone, stanno emergendo i primi risultati degli studi scientifici basati sulla drammatica esperienza della nave da crociera Diamond Princess.

La nave è stata uno dei primi grandi focolai di Covid-19, dopo l’esplosione dell’epidemia in Cina, ed è stata messa in quarantena nel porto giapponese di Yokohama per oltre un mese. Decisione da più parti definita scellerata, ma che oggi fornisce alla scienza interessanti elementi di valutazione e prevenzione. Oltre 700 persone, fra crocieristi e membri dell’equipaggio, sono state contagiate dal virus, su un totale di 3.700. Delle 712 persone infettate, otto finora risultano morte.

Un rapporto del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) fornisce, ora, nuovi elementi e soprattutto informazioni vitali sulle modalità di trasmissione del Covid-19. Otto dei venti marittimi contagiati, per esempio, hanno condiviso la cabina con altri membri dell’equipaggio: di questi otto, cinque hanno sviluppato la malattia, fornendo un’ulteriore prova del fatto che la promiscuità è di per sé un alto fattore di rapido contagio. Una tendenza che trova conferma in un ulteriore dato: sedici dei venti contagiati soggiornavano sullo stesso ponte della nave, il numero 3. Non solo: quindici dei venti infettati lavoravano nello stesso dipartimento della nave e preparavano cibi per il resto dell’equipaggio.

“Questa indagine sottolinea la necessità di una rapida indagine epidemiologica non appena viene rilevato un caso Covid-19 in un’area o un gruppo in cui un gran numero di persone si riunisce in un ambiente chiuso o affollato (ad esempio, una nave da crociera, un club musicale, un palazzetto dello sport o una palestra)”, dice il rapporto.

Gli scienziati sono stati anche in grado di stimare che il 17,9% delle persone infette sulla nave non avesse mostrato sintomi, un’informazione di vitale importanza per influenzare il modo in cui le autorità della sanità pubblica di tutto il mondo rispondono al virus.

Il secondo studio ha esaminato le scansioni di tomografia computerizzata (Tac) prelevate da 112 persone che hanno contratto il Covid-19 a bordo della Diamond Princess con un’età media di 62 anni, sebbene le età fossero comprese tra i 25 e i 93 anni. Delle 112 persone sottoposte a Tac, il 73% non presentava alcun sintomo clinicamente evidente, ma la metà di queste persone presentava mutazioni nei polmoni che indicavano la presenza di polmonite. Del 27% delle persone che hanno mostrato sintomi Covid-19, 4 persone su 5 hanno mostrato risultati della Tac anormali.

“Abbiamo studiato i risultati della Tac toracica in casi Covid-19 confermati in laboratorio, in una selezione ambientalmente omogenea di passeggeri di navi da crociera e membri dell’equipaggio, confrontando le caratteristiche Tac di casi asintomatici e sintomatici”, hanno affermato gli autori dello studio in una nota. “È evidente che abbiamo riscontrato mutazioni parenchimali polmonari fino al 54% dei casi asintomatici”, hanno aggiunto.

Gli studi forniscono ulteriori prove del fatto che le persone possono essere portatrici del virus senza essere di fatto “ammalate”: un grosso problema per contenere l’epidemia ma anche un valido motivo per cui le persone devono praticare l’allontanamento sociale anche quando non presentano alcun sintomo.

Tracce di virus 17 giorni dopo l’evacuazione

Il virus “è stato identificato su una varietà di superfici in cabine di passeggeri infetti sia sintomatici che asintomatici fino a 17 giorni dopo che le cabine erano state lasciate libere sulla Diamond Princess, prima che fossero condotte le procedure di disinfezione”, hanno scritto i ricercatori, aggiungendo che la scoperta “non significa necessariamente che il virus si sia diffuso per superficie”.

II Covid-19 sulle navi da crociera rappresenta un rischio per la rapida diffusione della malattia, causando focolai in una popolazione vulnerabile e perché sono necessari sforzi aggressivi per contenere la diffusione”, ha scritto il CDC.