Milano – Il governo cinese ha annunciato che non applicherà le tasse che gli scali cinesi riscuotono dalla merce in export e import per finanziare le spese di costruzione di infrastrutture portuali e ridurrà del 50% i pagamenti destinati al fondo di compensazione dei danni da inquinamento da idrocarburi dal 1° marzo al 30 giugno. La misura è stata decisa per sostenere la ripresa del lavoro e per dare nuova linfa all’economia del Paese messa duramente sotto pressione dal Coronavirus. “Durante il periodo dell’epidemia Covid-19, il numero medio giornaliero di navi internazionali arrivate nei porti cinesi è di circa 500”, ha affermato Yang Xinzhai, vicedirettore dell’amministrazione della sicurezza marittima. Per rispondere efficacemente ai danni causati dal Covid-19, la Cina ha messo a punto un piano congiunto di prevenzione e controllo per rafforzare la gestione e il controllo della merce che entrano nei porti. All’inizio di marzo, il Consiglio di Stato cinese aveva già preso la decisione di ridurre gli oneri sulla sicurezza dei trasporti e altre tasse portuali. Secondo le previsioni, tali provvedimento avrebbero consentito di ridurre gli oneri a carico dei proprietari delle merci e degli operatori della logistica di circa 380 milioni di yuan (55 milioni di dollari).
Covid-19, la Cina rilancia: via le tasse per porti e merci sino al 30 giugno
