Se la drammatica vicenda della Costa Diadema ha indignato (si spera) l’opinione pubblica in Italia, c’è un’altra storia che dovrebbe fare riflettere – e anche in questo caso indignare – a proposito del trattamento ricevuto dagli equipaggi e dai passeggeri delle navi da crociera in seguito all’esplosione della pandemia di Covid-19. La storia, non ancora conclusa, è quella della Zaandam, nave della flotta Holland America Line, autorizzata solo sabato ad attraversare il Canale di Panama per dirigersi verso Fort Lauderdale, in Florida.
A bordo della Zaandam ci sono decine di marittimi e crocieristi positivi al test del Coronavirus: moltissimi sono anziani oltre i 70 anni lontani dai Paesi di origine, Gran Bretagna soprattutto. Ma a bordo, purtroppo, ci sono anche i corpi senza vita di quattro passeggeri uccisi proprio dal virus.
Dopo la decisione del ministero della Salute di Panama di consentire alla nave il transito lungo il Canale, “saltando la fila” per evidenti motivi umanitari, ora la Zaandam si trova di fronte a un altro problema: toccare la terra ferma e consentire alle persone contagiate, e a quelle che potrebbero esserlo (decine di passeggeri lamentano tosse e difficoltà respiratorie) di essere ospedalizzate in Florida. Il sindaco di Fort Lauderdale, Dean Trantalis, lo ha detto senza mezze misure: “Aspetto rassicurazioni dall’amministrazione Trump. Fino ad allora, non consentirò a nessuna nave con contagiati a bordo di toccare il nostro porto. La mia comunità deve essere preservata, è suo pieno diritto”.
Resta da capire, in questa avvilente rincorsa al diritto “più diritto” degli altri, quale posto in classifica meriti la tutela della salute e della dignità di chi sulle navi da crociera ci lavora.
Helvetius