Genova – “In questi giorni, iniziamo ad avere impatti significativi sul traffico marittimo in import: perché oggi arrivano nei nostri porti le navi che hanno iniziato a caricare la merce quando la Cina è entrata in crisi. Abbiamo compagnie come Maersk che hanno cancellato 50 partenze nelle ultime due settimane, la Ocean Alliance ha programmato una partenza su due verso il porto di Genova. Nel complesso, parliamo di una flessione dei traffici del 50%. In più, le navi che arrivano trasportano il -30% di merce rispetto al normale quantitativo stagionale di carico”.
E’ preoccupato Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti, per gli effetti pesanti che il Coronavirus sta avendo sul porto di Genova, sugli altri scali italiani e sul sistema produttivo del Nord. “Negli ultimi due giorni stiamo avendo ripercussioni negative anche sull’export, ovvero iniziamo ad avvertire due tipi di problemi: il primo riguarda l’accesso dei camion negli stabilimenti del Nord, che si riflette a cascata sul traffico dei porti di Genova, Savona, Spezia, Livorno, Ravenna e Venezia. Il secondo riguarda il calo della produzione industriale, causata dalla mancanza della componentistica cinese. E’ chiaro che se questa situazione dovesse prolungarsi, diventerebbe tutto molto complicato”.
In questo momento, non aiutano nemmeno le decisioni in ordine sparso prese da alcune Regioni o da singole autorità.
“In Italia, c’è oggi una Capitaneria che ammette l’ingresso di una persona alla volta nei suoi uffici per eseguire le pratiche amministrative, e quando esce è costretta a firmare un questionario che certifichi che non è stata nelle aree colpite dal virus nei 14 giorni precedenti. E’ chiaro che questo tipo di azioni non solo rallenta la movimentazione delle merci, ma potrebbero portare al collasso delle attività portuali. Per non parlare dei Tir, in alcune aree del Paese c’è la tendenza a ridurre la mobilità delle persone e quindi della merce”.
L’auspicio è che il virus non si estenda in tutta la Lombardia. Avverte questo rischio?
“Certo che lo avverto, tuttavia la speranza è che non accada. Il Lodigiano è un’area importante del Paese ma se il Coronavirus dovesse allargarsi nella provincia di Brescia, Bergamo oppure nell’hinterland milanese si paralizzerebbe la prima economia del Paese”.
All’estero si verificando situazioni paradossali, c’è quasi la sensazione che il nostro Paese sia privo di controlli.
“Purtroppo, è vero. A Malta i portuali si sono rifiutati di sbarcare la merce da una nave italiana. Pensi che all’interno del mio gruppo, stiamo passando la giornata ad annullare viaggi di lavoro per il rischio che le persone restino bloccate negli aeroporti”.
C’è un’assenza di coordinamento a livello nazionale nel nostro Paese?
“Diciamo che nelle ultime 24 ore il Governo ha cercato di prendere in mano la situazione. Ma al momento i registi delle operazioni sono le Regioni, quindi ad oggi è mancata una centralità decisionale che i governatori hanno più o meno hanno cercato di ovviare con le loro azioni. Il problema nasce a monte, ovvero dalla modifica del Titolo V della Costituzione che ha delegato alle Regioni molti poteri. In questo momento, stanno emergendo tutti i limiti di quella decisione”.