Il direttore generale a ShipMag su prospettive 2023 del settore: “Scenari diversificati ma ci sarà stagnazione per container”
Genova – Un’analisi sul futuro del cold ironing su cui “bisogna accelerare”, passando al tema delle concessioni demaniali fino alla riforma dei porti: “Che si necessiti di una forte e univoca regia centrale non è una novità, lo diciamo da sempre, quale che sia la forma giuridica che le si vorrà attribuire”. Così a ShipMag il direttore generale di Assiterminal Alessandro Ferrari che esprime le linee generali di riflessione emerse dai recenti direttivi anche in vista del convegno a Roma in programma il 18 aprile e della convocazione dell’Assemblea il 19, per il rinnovo del consiglio direttivo.
Cold ironing, quale è la vostra posizione?
“Innanzitutto stiamo aspettando di essere coinvolti formalmente sul tema; al di là di qualche incontro informale con i colleghi dell’armamento, CdP e Terna e aver predisposto un nostro gruppo di lavoro ad hoc manca un coinvolgimento operativo per meglio comprendere a che punto siamo e come si voglia procedere”.
Sono previsti 700 milioni di euro nel PNRR. Quale modello operativo si vuole sviluppare? Quali saranno i costi per l’utente nave? Le famose comunità energetiche portuali saranno allargate anche agli operatori?
“A Rotterdam è nata la “Rotterdam Shore Power” con l’obiettivo di elettrificare tutte le banchine container entro il 2028; in Italia abbiamo 16 ADSP con mercati e tipologie di traffici di riferimento diversi l’uno dall’altra. Quindi smettiamola di parlare di northern range come benchmark di riferimento e iniziamo a capire quali obiettivi il sistema della portualità italiana si vuole dare e come perseguirli. E sottolineiamo il tema del “sistema” perché è essenziale che i porti si muovano coordinati nei tempi e nelle modalità. Ovvio che in questa partita il terminalista deve poter essere messo in condizione di fornire un servizio, se lo ritiene, partendo dal presupposto che lo Shore Power, o Cold Ironing, sarà un elemento di competitività al pari dei dragaggi, delle connessioni infrastrutturali, della capacità operativa di un terminal e di un porto in generale”.
2023, quali sono le prospettive per il vostro settore?
“Abbiamo scenari molto diversificati: in termini di volumi dei traffici containerizzati è evidente una stagnazione che tenderà a proseguire nel corso di tutto l’anno con rischi di inefficienze operative dovuti dal ritorno dei blank sailing e incertezze di pianificazione evidenti causati dalla ormai cronica incertezza degli scenari macroeconomici. Meglio i prodotti break bulk e delle rinfuse generalmente intese che però soffrono di un deficit infrastrutturale cronico che necessità di un diverso approccio da parte delle ADSP verso i concessionari: è necessario un approccio moderno sul tema del riequilibrio economico finanziario laddove si deve procedere a interventi di manutenzione infrastrutturale importanti a favore di maggiore efficienza operativa per servire adeguatamente i clienti dell’industria. Il mercato crocieristico dopo tre anni drammatici finalmente punta a un anno record: questa è una bellissima notizia che valorizza tutto il settore e i territori di riferimento, dobbiamo ancora capire bene i nuovi equilibri tra passeggeri in transito e home port (che impattano sui revenue) ma ci godiamo il momento. Lo stesso vale per le Autostrade del Mare di cui si tende a parlare troppo poco e sui cui si dovrebbero focalizzare maggiori investimenti in termini di spazi e infrastrutture dedicate”.
Concessioni demaniali, dove bisogna intervenire?
“Intanto si deve trovare velocemente una soluzione all’aumento dei canoni degli ultimi due anni e rivedere i criteri di indicizzazione: un 36% di aumento di costi fissi non è giustificabile ne accettabile e senza risposte rapide dovremmo agire, per esempio come ha fatto Assomarinas. La ratio della concessione demaniale delle legge 84/94 è in sintesi: ti concedo l’utilizzo di una porzione di demanio portuale pubblica a fronte dell’impegno di produrre ricchezza, finanziaria nonchè in posti e qualità di lavoro. La relazione tra pubblico e privato deve quindi essere dinamica, in partnership, ciascuno rispettando le regole che le norme dispongono, ci deve essere chiarezza tra regolazione e regolamentazione, semplificazione delle procedure, flessibilità ma anche rigidità nel rapporto contrattuale che si instaura con trasparenza e equità. Ciò si può ottenere solo attraverso una chiara regia centrale che garantisca anche una uniformità nell’applicazione delle regole. Aspettiamo ancora di condividere le famose linee guida sul Regolamento delle concessioni. E’ paradossale quello che sta accadendo: da una parte qualche funzionario della Commissione europea sta usando questo tema per bloccare i fondi del Pnrr ‘esagerando’ nelle sue competenze, dall’altra gli operatori portuali che vivono di concessioni non hanno idea di quali saranno le indicazioni predisposte per l’esercizio delle loro attività imprenditoriale e per la pianificazione dei loro investimenti”.
Sulla riforma dei porti quale è la vostra linea?
“Badiamo poco alla forma. La riforma del 2016 è ancora monca, gli operatori di fatto sono usciti dalla governance dei porti a favore della politica locale; che si necessiti di una forte e univoca regia centrale non è una novità, lo diciamo da sempre, quale che sia la forma giuridica che le si vorrà attribuire. I porti insistono su un bene pubblico e attraverso una governance pubblica devono essere gestiti. Che questi enti possano avere una struttura organizzativa meno vincolata a assetti pubblicistici e maggiori leve per intervenire su attività come quella dei dragaggi (che dovrebbero essere intesi alla stregua di normali manutenzioni) o altro, nulla quaestio. Peraltro c’è chi già lo fa sviluppando il proprio porto anche come hub logistico, energetico, industriale, a perimetro normativo invariato e sembra che possa funzionare. Ma anche questo fa parte, scherzosamente, della “semantica di sistema. Di questo e di altro parleremo il 18, nel corso del nostro convegno “Portualità Italia, a servizio del Paese” dando voce, per la prima volte tutti insieme alle imprese, alle associazioni, alla politica e agli stakeholder: ci aspettiamo proposte, non discorsi”.