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Genova, Benvenuti: “Nella Culmv il 20% non è vaccinato”

Il console dei camalli: “Non possiamo far finta di niente. Capisco e rispetto la paura di chi non intende entrare negli hub vaccinali a disposizione, ma il costo del tampone non può scaricarsi sul singolo lavoratore”.

Genova – Dalla zona gialla al Green Pass, i colori sono ormai la chiave di lettura del periodo attuale. Eppure restano numerose “zone grigie”, nonostante la chiarezza delle norme in materia sanitaria che obbligano tutti i lavoratori a possedere la certificazione verde. «Nella Sala Chiamata abbiamo ospitato con favore uno degli hub regionali per la vaccinazione», analizza Antonio Benvenuti, Console della Culmv di Genova, parlando con ShipMag.

«Non siamo certo contro i vaccini. Ma occorre fare un passo in più, soprattutto adesso che è ancora una stagione favorevole». Il mondo professionale si è detto favorevole in massa all’idea di avere il Green Pass come passaporto di sicurezza per accedere al lavoro. Ma non mancano le voci critiche, a partire dai sindacati. Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, si è speso più volte a favore dei tamponi gratuiti per i lavoratori. Invito rispedito al mittente, sia da Confindustria – che non intende farsi carico dei costi – sia del governo, che teme un crollo delle vaccinazioni in caso di un lasciapassare alternativo gratuito. «Chiaramente abbiamo recepito tutte quelle che sono le norme attuali», continua Benvenuti nel ragionamento, «ma non possiamo far finta di niente rispetto al fatto che ci sia una quota di circa il 20% di personale che non è vaccinato. Capisco e rispetto la paura di chi non intende entrare negli hub vaccinali a disposizione, ma il costo del tampone non può scaricarsi sul singolo lavoratore». Tema complesso e dibattuto, anche se il ministero della Salute ha garantito prezzi calmierati.

«Ma un conto è spendere 150-200 euro al mese per chi ne guadagna 3.000, mentre se lo stipendio si riduce drasticamente è chiaro che il prezzo, anche se basso, incide eccome nell’economia familiare». Un altro degli aspetti più complessi è la gestione dei controlli del Green Pass. Sul finire dell’estate, con una stagione favorevole e con molte attività all’aria aperta, non si ha un indice reale del potenziale problema. «Nelle prossime settimane dovremo già avere delle risposte chiare. Serve istituire un tavolo di confronto al più presto con i terminalisti e con l’Autorità di sistema. Non tanto sul fatto che ci sia il Green Pass, ma sulla gestione generale dei costi dei tamponi». Difficile che il privato però se ne faccia carico. E così il settore pubblico non può sostenere un costo che viene calcolato in circa 700 milioni di euro mensili, per pagare i tamponi per tutti i non-vaccinati. «Una soluzione si può anche trovare, magari detassando la sanificazione e tutte le attività in essere per mantenere standard adeguati di sicurezza all’interno delle strutture. A quel punto si avrebbero le risorse, senza aumentare i costi».

Nei 14 terminal in cui la compagnia opera quotidianamente, le regole di controllo della certificazione obbligatoria sono chiare. Discorso diverso per la Stazione Marittima, ma Benvenuti è certo che non ci saranno problemi sulla gestione dei controlli. «Quello che ci serve è trovare una quadra, al più presto, senza entrare in uno scontro frontale. Se ci fossero una decina di persone che non possono vaccinarsi, la Culmv potrebbe farsene carico. Ma la quota di personale rischia di essere ben più elevata. Non vogliamo lasciare soli i più scettici, ma una soluzione sono sicuro che si possa trovare entro breve».