Intervista esclusiva all’armatore: “L’apertura di Signorini sul traffico passeggeri? Niente politichese: serve una decisione rapida. Chiedo 300 mila metri quadri e la possibilità di realizzare una stazione marittima per i passeggeri dei nostri traghetti”
Genova – «Sono corteggiato dai principali porti europei. Ad Amburgo sono socio dello scalo e vengo ricevuto con tutti gli onori dal Borgomastro. Ad Anversa come a Barcellona e a Valencia sono di casa. In Finlandia sono il principale operatore. Ci sono ministri di altri Paesi che chiedono la mia consulenza. Sono il principale armatore italiano, con bandiera italiana, che paga le tasse in Italia. E a Genova il sindaco mi tratta con sufficienza. Dice che non sono terminalista. Si informi. Il Grimaldi Group è un terminalista internazionale».
E’ un fiume in piena Manuel Grimaldi, alla guida di una realtà da 3 miliardi l’anno di fatturato e 15 mila dipendenti nel mondo. La decisione, imposta dal sindaco Marco Bucci e accettata (per ora) dall’Autorità portuale di trasferire il polo chimico a ponte Somalia a scapito delle banchine utilizzate dai suoi traghetti per la Sicilia e la Sardegna, lo ha fatto infuriare. E lo ha spinto a insediare a Savona la linea merci-passeggeri con Porto Torres.
Dottor Grimaldi, la cosa proprio non le va giù…
«Guardi, questa settimana abbiamo fatto il record di sempre con la Sicilia. E cosa fanno: ci sottraggono spazi per metterci depositi e impianti chimici pericolosi».
Da decenni si parla di toglierli da Multedo, lo sa che sono troppo vicini alle case?
«E li vanno a mettere nel cuore del porto commerciale, vicinissimi a quartieri popolosi. Mi sembra un controsenso. Ma per quanto mi riguarda, la questione è un’altra. Si è fatto un gran parlare delle Autostrade del Mare. Tutti ci danno atto del gran lavoro che stiamo realizzando, compreso il presidente della Repubblica. E a Genova fanno di tutto per ostacolarci. Tanti bei discorsi, però a me il politichese non interessa. Ma hanno capito che cosa vuol dire Autostrade del mare?».
Lo dica lei.
«Sono la risposta allo sviluppo della logistica in Italia. Un potente motore di sviluppo per il Mezzogiorno. Uno strumento importantissimo per la transizione energetica: si tolgono decine di migliaia di tir dalle strade. Con i carburanti alle stelle, sulla tratta per la Sicilia il trasporto via nave costa 1/3 rispetto alla gomma. Permettono l’utilizzo di manodopera della città. Garantiscono entrate certe per lo scalo. Capisce perché sono allibito?».
Vabbè, ha tagliato la testa al toro ed è andato a Savona. Rassegnato?
«Nemmeno per sogno. Ho impugnato tutte le delibere, che mi risulta non siano state proprio condivise da tutti. Ho degli avvocati bravissimi e farò valere le mie ragioni. Che poi, lo dico senza presunzione, sono convinto che siano anche nell’interesse del Paese».
Ma lei che cosa vorrebbe?
«Io vorrei investire nel porto di Genova. Anche a Pra’, sarebbe addirittura meglio. Chiedo 300 mila metri quadri e la possibilità di realizzare una stazione marittima per i passeggeri dei nostri traghetti. Porto lavoro, sono il più grande armatore del Paese. Non capisco tutti questi ostacoli, mentre altrove mi fanno ponti d’oro. Chiedo di utilizzare aree del demanio per portare lavoro, mentre osservo che c’è chi conserva concessioni quasi per diritto ereditario e combina poco o niente».
C’è un’opzione B?
«Che ci lascino dove siamo, consentendoci di allargarci. Ma non è l’unica».
Si spieghi.
«Se ci fossero le condizioni, siamo disponibili a rilevare il Terminal San Giorgio, anche se sostengono che ci sarebbero problemi per la viabilità cittadina».
Il presidente dell’Adsp, Paolo Emilio Signorini, ha detto al Secolo XIX che la questione della viabilità potrebbe essere riconsiderata…
«Le soluzioni si trovano sempre, se si ha la volontà. A Genova sanno di che cosa abbiamo bisogno, conoscono tutte le nostre richieste. Chiediamo risposte chiare. Sono abituato a prendere decisioni rapide, anche quando sono in ballo investimenti per centinaia di milioni. Sono pratico e pragmatico, non posso perciò accettare il giochino del “parliamoci, poi ci pensiamo, vediamo che si può fare”. Siamo imprenditori privati, niente politichese».
Ma si è chiesto perché tutti questi ostacoli alla sua presenza su Genova? Ci sono suoi colleghi che non la vogliono e hanno trovato sponde in città?
«Questo lo ipotizza lei. Io non so. Però, tutte queste difficoltà… Certo che è strano».