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IHS Markit: “In Europa una crisi economica senza precedenti”

Milano – Gli effetti negativi del coronavirus si fanno sentire eccome sull’economia del Vecchio Continente. Addirittura in modo molto più pesante rispetto alla crisi finanziaria del 2008. Il dato allarmante arriva dall’ultimo bollettino mensile di IHS Markit Pmi (Purchase Managers’ Index), l’indice composito che permette di capire lo stato di salute dell’industria manifatturiera nell’Eurozona tenendo conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte delle imprese. Le stime, elaborate dall’agenzia di analisi inglese Markit Group, parlano di una flessione senza precedenti delle attività commerciali nel periodo 12-23 marzo. Con l’indice composito Pmi sceso a 31,4 punti rispetto ai 51,6 punti di febbraio. Praticamente il più grande calo mensile mai registrato da febbraio 2009, quando l’indice ha toccato 36,2 punti.

“Le attività commerciali nella zona euro sono crollate a marzo in misura superiore a quella vista anche all’apice della crisi finanziaria globale post 2008. Le più rapide contrazioni si sono registrate in Francia e Germania, a cascata nel resto d’Europa a causa delle misure restrittive intraprese dai rispettivi governi per contenere la diffusione del coronavirus”, sottolinea Chris Williamson, chief business economist di IHS Markit. Il rapporto spiega che, prima di questa flessione, nei mesi di gennaio-febbraio, la crescita delle attività commerciali è stata modesta. Ma comunque c’è stata. Mentre a marzo risulta tangibile una vera e propria interruzione dell’operatività delle imprese manifatturiere per gli effetti del Covid-19.

“L’indice Pmi di marzo fotografa un rallentamento del Pil su base trimestrale di circa il 2%. E’ la conferma che siamo di fronte ad una potenziale recessione all’intensificarsi delle politiche draconiane messe in campo dai governi per arginare il virus – aggiunge Williamson -. La domanda di beni e servizi è diminuita drammaticamente, mentre i ritardi della catena di approvvigionamenti sta toccando livelli quasi record a causa dei blocchi delle produzioni e delle chiusure delle attività commerciali. Un’ulteriore conferma del momento difficile che stiamo vivendo è il dato occupazionale che sta rapidamente diminuendo ad un ritmo mai visto da luglio 2009”.

Il rapporto puntualizza che il settore più colpito è quello dei servizi rivolti ai consumatori come turismo, viaggi e ristoranti. In questo caso, l’indice composito Pmi ha registrato un crollo di oltre 24 punti rispetto ai 52,6 punti di febbraio fino a raggiungere quota 28,4 punti. Un risultato assai negativo che supera ampiamente quello di 39,2 punti registrato nel febbraio 2009. Meno pesante, anche se di dimensioni importanti, è stato il calo della produzione. L’indicatore certifica che l’andamento delle attività delle imprese ha subito una flessione di oltre 9 punti, da 48,7 a 39,5, registrando la più grande contrazione mensile della produzione mai vista da aprile 2009.

Nuovi minimi sono stati osservati soprattutto nella domanda di beni e servizi, anch’essi colpiti duramente dal coronavirus. Il risultato è figlio di un drastico calo delle esportazioni per effetto della frenata dei traffici transfrontalieri. Anche in questo caso, si parla di un record negativo che supera di gran lunga il calo degli ordinativi registrato da aprile 2009. In più, le aspettative sulla produzione futura sono peggiorate marcatamente raggiungendo un minimo storico, che conferma un indice di fiducia nei prossimi mesi praticamente vicino allo zero.