Atene – Il governo greco continua a vendere pezzi di Paese per fare fronte alle richieste dei creditori. Dopo avere privatizzato, nel dicembre del 2015, quindici aeroporti nazionali, Atene sta pensando di fare altrettanto con i suoi porti. Almeno, con una decina di essi.
Si tratta di dieci porti regionali, gli stessi già finiti in una lista – poi accantonata – di infrastrutture da mettere sul mercato qualche anno fa. Una lista tornata d’attualità dopo le ultime elezioni politiche, che hanno consegnato il Paese ai conservatori di Kyriajos Mitsotakis, apertamente favorevole alle privatizzazioni contrariamente alle idee del suo predecessore Alexis Tsipras.
Tra i porti destinati di essere ceduti al miglior offerente spiccano quelli turistici di Mykonos, Corfù ed Heraklion, ma anche il porto commerciale di Alessandropoli nel Nord Est del Paese. Un porto, quest’ultimo, collegato via ferro all’Europa centrale e dell’Est al cui interno è presente un importante terminal di rigassificazione.
I porti commerciali di Elefsina (30 km a Ovest di Atene) e Lavrio (a Est della capitale) sono anch’essi destinati alla cessione: entrambe le infrastrutture sono fortemente redditizie, e sono collegate ai porti di Ancona, Bari, Brindisi, Venezia e Trieste.
Nel 2016 Atene aveva già ceduto il 67% delle quote del porto del Pireo, il più grande e ricco del Paese, ai cinesi di Cosco. Negli obiettivi di Pechino, il Pireo dovrebbe diventare il più importante d’Europa con un traffico di 10 milioni di teu/anno: non a caso la Cina ha stanziato 600 milioni di euro a beneficio dello sviluppo dei traffici, annunciando anche 1.200 assunzioni. Anche il porto di Tessalonica è stato in larga parte (67%) ceduto a un consorzio di privati per 1,1 miliardi di euro. Con lo stesso spirito, nel 2015 quindici aeroporti statali erano stati venduti a un consorzio formato dai tedeschi di Allemand Fraport dal gruppo greco Copelouzoz.