Nel Piano del Mare appena varato dal ministro di Fratelli d’Italia ci sono le indicazioni su come dovrà essere la nuova riforma dei porti. Ma alcune indiciazioni impattano sul lavoro che sta compiendo un altro ministero, quello dei Trasporti, guidato dai leghisti Salvini e Rixi.
Roma – “Appare pertanto importante valutare, non solo un possibile adeguamento della natura giuridica
dell’Ente, ma anche di quella propria delle attività gestorie superando eventualmente il modello
originario evidentemente non sufficientemente idoneo ad assecondare le esigenze del traffico e degli
utenti portuali, in particolare dei grandi operatori nazionali ed internazionali della logistica marittima
e terrestre”. Un capitolo del nuovo Piano del Mare ormai completato dal ministro Musumeci, è dedicato alle Authority dei porti. Anzi, alla riforma degli enti che governano le banchine italiane.
E in quelle righe c’è il seme di una vera e propria riforma dei porti. Non a caso, Musumeci e il tavolo di lavoro che ha scritto il testo del Piano, sostengono che è necessario ” consentire alle AdSP – deputate alla gestione dei porti nazionali – iniziative d’impresa nella catena logistica, anche attraverso forme consortili o comunque di co-partecipazione con soggetti privati secondo un modello già da tempo consolidatosi nei sistemi portuali più evoluti, appare un ulteriore spunto di opportuna riflessione”. Lo definiscono spunto di riflessione, ma è chiaro che Fratelli d’Italia sposa la linea del rapporto sempre più stretto con i privati. E la parte dei consorzi con i privati sulla catena logistica significherebbe che alle Authority sarebbe permesso fare impresa. Il contorno della catena logistica poi è tutto da definire: vuol dire anche sulle banchine?
Il Piano del mare li chiama “spunti”, ma sono suggerimenti all’indirizzo del ministero dei Trasporti, guidato da Salvini e Rixi (big nazionali della Lega). L’assit arriva dall’ok al modello spagnolo (“In quest’ottica, alcune esperienze europee – e tra queste quella spagnola – rendono opportuno considerare la possibile individuazione di un organo centrale con compiti di coordinamento, indirizzo, pianificazione, regolazione e distribuzione delle risorse dello Stato”), ma il superamento a destra c’è sulla riforma dei comitati di gestione: “A livello locale, potrebbe poi considerarsi opportuno un maggiore coinvolgimento, nella gestione operativa degli scali, dell’utenza e degli attori esercenti i servizi e le operazioni portuali oltre ai rappresentanti delle maestranze”.
In poche righe arriva dunque la riforma dei porti targata Fratelli d’Italia. In attesa di quella della Lega.
Ecco il documento