Il segretario generale nazionale appena rieletto sottolinea anche un altro aspetto: “Serve una spinta concreta verso il trasporto multimodale”
Roma – Dalla riforma dei porti fino al PNRR passando per l’allarme infrastrutture. Un’analisi completa quella di Stefano Malorgio, segretario generale nazionale della Filt Cgil appena rieletto. Che parte però da una premessa: “Ci tengo a dedicare una riflessione ed a porre una questione in merito al tragico naufragio di migranti a Cutro. Nelle nostre funzioni di rappresentanza dei lavoratori marittimi e portuali incontriamo in varie occasioni gli uomini e le donne della Guardia Costiera, verso i quali nutriamo profondo rispetto considerando anche il rapporto solido e continuo che hanno con i nostri lavoratori. Proprio per loro speriamo venga fatta piena luce al più presto sulla vicenda. Come si sentirebbero i lavoratori del Mare se sapessero che il supporto nelle situazioni di difficoltà possa essere messo in discussone da ordini di natura non operativa ma politica?
Entro la fine dell’anno, nei piani del governo, dovrebbe prendere forma la riforma del settore portuale. Qual è la posizione della Filt Cgil su questa materia?
“Gli annunci sulla riforma della Legge 84/94 ci sono da tempo e non sempre hanno un unico obiettivo, nel senso che spesso si manifestano necessità ed interventi difformi. Tra l’altro ad oggi non siamo stati ancora ricevuti dal ministro per poter affrontare in tutta la loro ampiezza le criticità che investono la portualità del nostro Paese e, conseguentemente, rappresentare una nostra visione degli interventi utili a rinvigorire il settore partendo dal fattore lavoro che per noi è elemento centrale di investimento e crescita del settore. Intanto, chiariamo che per noi vanno esclusivamente effettuati sulla legge interventi di manutenzione piuttosto che stravolgimenti. La legge va attualizzata e resa ancora più efficace per il governo delle complesse trasformazioni che avanzano. Tra le priorità riteniamo vada affrontato il tema della natura giuridica delle AdSP, confermandole quali enti pubblici non economici. Vanno affrontati i temi della semplificazione e della digitalizzazione e soprattutto va rafforzata la visione nazionale delle scelte e degli interventi infrastrutturali perché i porti rappresentano un interesse nazionale”.
Come giudica lo stato dei lavori del PNRR, in tema di porti e shipping?
“La fase procedurale di affidamento dei lavori è sicuramente a buon punto considerando la complessità e l’ampiezza delle risorse in campo, 9,2 miliardi di euro complessivi, che riguardano in gran parte, oltre alla realizzazione della diga foranea di Genova, l’elettrificazione delle banchine, la transizione energetica, la riqualificazione dei Waterfront, importanti collegamenti stradali e ferroviari e lo sviluppo dell’accessibilità marittima. Ritardi si registrano sui programmi per upgrading di nuove navi e refit mentre ci risultano fermi i lavori di progettazione per l’acquisto di nuove navi per lo Stretto di Messina”.
Il settore marittimo è storicamente legato a quello produttivo e industriale. Teme che l’Italia possa perdere competitività, a causa della perdurante assenza di politiche industriali?
“Come paese a prevalenza manifatturiero è evidente che abbiamo bisogno di merce da lavorare e da rimettere sui mercati attraverso capacità grandi ed efficienti di trasporto quali quelle offerte dal trasporto marittimo che è uno dei punti cardine della competitività dell’economia italiana. Un settore quindi, strettamente connesso al ciclo produttivo ed industriale del Paese che va esortato a mettere in campo una visione prospettica sulle proprie politiche necessarie a garantire rilevanza strategica, economica e competitività attraverso una visione integrata dei bisogni e delle misure di sostegno per rispondere ai cambiamenti geopolitici e geoeconomici”.
La vetustà delle infrastrutture è uno dei limiti più evidenti del Paese: come conciliare sviluppo e tutela dell’ambiente?
“La crescita economica e, quindi, lo sviluppo, va realizzata con attività ed interventi compatibili con l’ambiente attraverso una pianificazione attenta ed unita a strumenti normativi adeguati. Al centro di questo obiettivo non può che esserci una spinta concreta verso il trasporto multimodale, rendendo maggiormente competitivo il trasporto su ferro nelle aree urbane, integrando la rete ferroviaria ad alta velocità/capacità e favorendo la logistica integrata attraverso le autostrade del mare e la realizzazione dell’ultimo miglio presso porti ed aeroporti”.