Porti

Mega: “Ecco i piani per l‘Authority dello Stretto” / Il colloquio

Messina – Nel Piano per il Sud 2030 non viene riposta la giusta attenzione all’area dello Stretto in continuità con progetti, già da tempo programmati, come il Corridoio della rete TEN-T: un’infrastruttura strategica per il traffico merci e passeggeri su traghetti”.
Mario Mega, presidente dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, critica il Piano del Governo da oltre 123 miliardi di euro per rilanciare il Mezzogiorno entro 10 anni. Anzi, rilancia: “La mia richiesta è di consentire che si completi al più presto quella programmazione così da essere pronti ad utilizzare i finanziamenti Ue già disponibili, ma soprattutto quelli della prossima programmazione 2021/2027”. 

Altro tema caldo riguarda la frammentazione del cluster marittimo: “Siamo in un momento molto complicato per l’economia italiana e per quella meridionale in particolare, in cui occorre fare squadra ed unire tutte le energie per trovare soluzioni. Essere sui tavoli nazionali con Assoporti può consentire di partecipare con più facilità alle discussioni e di poter fornire dei contributi che tengano conto delle specificità dei nostri territori e della particolarità dell’Area dello Stretto”, sottolinea il presidente. Che tra i suoi primi provvedimenti ha riportato l’Autority dello Stretto nell’alveo dell’associazione, rompendo il fronte dei porti siciliani che compatto ne era uscito nel 2017.

In ordine sparso, stanno andando i singoli porti italiani anche in un settore delicato come quello della digitalizzazione. Mega ne sa qualcosa, dopo aver realizzato  nel porto di Bari – da dirigente della divisione infrastrutture, innovazione tecnologica e pianificazione strategica dell’Authority – una vera “comunità di sistema digitale” al servizio della portualità e della logistica. “Da 10 anni si parla di digitalizzazione della catena logistica, e sono state messe in campo tante risorse sia umane che economiche, ma i risultati non sembrano soddisfacenti per la quasi totalità delle A che per buona parte del cluster marittimo-portuale. Occorre quindi voltare pagina, e seguire i modello positivi sviluppati dalle Autorità di Sistema Portuale (AdSP? Più virtuose”, osserva.

Il presidente è diretto anche quando parla del contenzioso tra Italia e Ue in merito alla tassazione dei porti italiani.  “Il nostro sistema ha una specificità tutta propria sia per le funzioni che i porti hanno storicamente svolto in un territorio molto esteso e con tanta costa sia per la estrema complessità della normativa nazionale e la frammentarietà delle competenze nella Pubblica Amministrazione. Non tener contro di questi fattori rende difficile confrontare la realtà italiana con quella degli altri partner soprattutto nord europei. Mi viene molto difficile per esempio immaginare come possa essere una distorsione del mercato l’azione dell’Adsp dello Stretto, essenzialmente focalizzata sul traghettamento per assicurare la continuità territoriale tra le sponde di due regioni italiane, atteso che alcun tipo di relazione ci lega alle attività di qualsiasi altro porto europeo”, taglia corto.

Una battuta sulla riforma Delrio: “Ha tentato, riuscendoci in larga parte, di riorganizzare un settore che evidenziava disomogeneità di comportamento e difficoltà di una efficace programmazione unitaria nazionale”, dice Mega. Ma poi subito aggiunge: “Dopo questi primi anni di attuazione, forse sarebbe utile fare una verifica dell’efficacia di alcune scelte per capire se, passando dalla teoria alla pratica, si è riusciti a raggiungere gli obiettivi posti”. Un ultimo messaggio è per la ministra dei Trasporti Paola De Micheli: “C’è bisogno di semplificare le procedure e accelerare le pratiche, ostaggi della estrema complessità della normativa italiana. Per contro,  le vicende della ricostruzione del Ponte Morandi dimostrano che in presenza di misure straordinarie, con importanti deroghe alla legislazione ordinaria, gli enti italiani sono capaci di realizzare in tempi brevi anche importanti opere”.