L'intervista Porti e Infrastrutture

Pessina a ShipMag lancia l’allarme: “Il porto di Genova più cresce e più rischia di bloccarsi”

Il presidente di Assagenti: “Rischio congestionamento, serve un velocissimo potenziamento di strade, autostrade e ferrovie, nonché una riorganizzazione logistica razionale alle sue spalle

Genova – Il presidente di Assagenti Paolo Pessina rilancia a ShipMag sulla necessità di affrontare con grande pragmatismo le problematiche di sviluppo e crescita della portualità genovese, concentrando tutte le risorse sulla realizzazione delle opere che sono davvero in grado di far compiere un salto di qualità. Un  tema su cui  aveva puntato con forza nell’ultima assemblea di Assagenti:  “Certo la diga, ma anche e specialmente le opere di collegamento fra porto e mercati, fra le quali spiccano il Terzo Valico con prosecuzione sino all’area milanese e la Bretella autostradale di ponente”.

Presidente è sempre della stessa opinione?

“Se possibile ancora di più e con maggiore convinzione, non perché mi sia innamorato delle infrastrutture, ma perché il mercato internazionale sta fornendo alcuni segnali davvero allarmanti sulla congestione dei porti e sulla inadeguatezza delle infrastrutture stradali e ferroviarie necessarie per smistare container e merci verso e da le destinazioni finali”.

Può essere più chiaro quando parla di mercato?

“Certo. Un recente studio ha evidenziato come  la flotta di navi portacontainer in mare attualmente abbia una capacità di trasporto complessiva esattamente pari alla domanda di trasporto stesso. Cosa significa? Che il fattore congestionamento dipende essenzialmente dalla incapacità dei grandi porti di smistare tempestivamente i container in arrivo via mare con navi di portata più che doppia rispetto a quelle che operavano dieci anni addietro e con infrastrutture ferroviarie e stradali rimaste sostanzialmente invariate, per capacità, efficienza e produttività”.

Il che significa che senza treni e banchine efficienti si fa poca strada?

“Nei porti della East Coast americana l’indice di congestionamento è cresciuto del 52% nel secondo trimestre di quest’anno in confronto con il secondo trimetre del 2021. Nei porti del Nord Europa è salito di oltre il 25% e nei granbdi porti cinesi del 28%. Il dato sommato a quello della capacità di stiva disponibile pari alla domanda di trasporto fornisce un’indicazione decisamente preoccupante”.

Anche per il porto di Genova?

“Specialmente per il porto di Genova che insieme con Savona sta registrando un trend di netta crescita delle merci, inclusi i container e che specialmente non nasconde le sue ambizioni di raddoppiare gli attuali traffici. E qui scatta l’effetto boomerang”.

Cosa significa?

“Che senza un velocissimo potenziamento di strade, autostrade e ferrovie, nonché una riorganizzazione logistica razionale alle sue spalle, il porto di Genova più cresce e più rischia di bloccarsi. Tutti siamo stati testimoni del congestionamento di Tir causato dai lavori autostradali e quindi della conseguente paralisi della rete delle autostrade che collegano Genova con la Francia e con il Nord. Un vero disastro. Ora bisogna porsi con serietà una domanda diversa: se grazie alla sua capacità di attrazione commerciale e allo sviluppo dei suoi terminal in grado di accogliere navi di sempre maggiori dimensioni, il traffico del porto dovesse aumentare del 30 o anche solo del 20%, cosa accadrebbe?”

Questo è l’effetto boomerang che lei paventa?

“Esattamente questo. Anche solo un ritardo nella piena entrata in servizio del terzo valico o un allungamento nei tempi di realizzazione della Gronda di ponente, potrebbero condannare il porto a un congestionamento cronico, con gli effetti che sono verificabili anche solo aprendo sul computer le web cam dei principali scali della East Coast americana o di quelli cinesi.”

E quindi?

“Quindi bisogna remare tutti nella stessa direzione, per accelerare la costruzione delle opere davvero strategiche sapendo che non ci sono vie mediane e che il tempo per le discussioni si è esaurito. IL tutto in un momento in cui i grandi operatori logistici e dello shipping guardano con crescente attenzione alla portualità italiana e a quella ligure in particolare e in cui il Mediterraneo, anche in funzione geopolitica sta riacquistando la sua storica centralità”.