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Piloti, il presidente Bunicci: “La cura degli accosti dei nostri porti è un volano per l’intero paese”/L’intervista

In vista dell’assemblea nazionale, l’intervista a ShipMag su obiettivi e prospettive di Fedepiloti

Roma- “La cura ed il potenziamento degli accosti nei porti nazionali, potrebbe funzionare da volano di espansione per tutta l’economia del paese e funzionare da cerniera fra il nord Africa e l’Europa continentale”, spiega il Capitano Roberto Bunicci, presidente di Fedepiloti. Da domani a Roma si alzerà il sipario sula 76esima edizione dell’assemblea nazionale e nell’intervista a ShipMag Bunicci anticipa alcuni temi importanti: dagli sviluppi normativi al rapporto con l’innovazione tecnologica all’importanza di una professione, come quella dei piloti, determinante nel comparto marittimo italiano.

Presidente, il titolo della vostra assemblea che messaggio vuole mandare?

“Proteggere ed aver cura sia delle navi e dei suoi equipaggi, che delle altre navi già ormeggiate all’interno dei porti.  Ma cura anche dei nostri porti, asset strategico per un paese come l’Italia affacciato nel bacino Mediterraneo. Proprio in questo mare nel futuro si potrebbero giocare partite importantissime, con lo sviluppo demografico del continente Africano e la contestuale ed impressionante accelerazione delle aree del nord Africa in termini di potenzialità  logistica e multimodalità. La cura ed il potenziamento degli accosti nei porti Nazionali, potrebbe funzionare da volano di espansione per tutta l’economia del paese e funzionare da cerniera fra il nord Africa e l’Europa continentale”.

A livello normativo cosa si può fare ancora?

“Penso tutti noi desideriamo un’Italia ed anche un Governo Europeo capace di ridurre le norme vincolanti le possibilità di sviluppo degli Stati membri. Non ci mancano le idee, mancano le possibilità di attuarle nei tempi ragionevoli per la loro applicazione ed il pieno sfruttamento successivo. Sogno un’Europa capace di accelerare i processi decisionali ed uscire dallo schiacciamento fra Oriente ed Occidente. Per quanto attiene al pilotaggio, siamo sempre disponibili, come da tradizione, a formulare il nostro contributo qualora si volesse avviare un processo di adeguamento  alle nuove norme intervenute a cornice del Reg CdN, come già avvenuto in passato”.

C’è attenzione da parte del Governo nei confronti della vostra categoria?

“Sì, certo. Il pilotaggio è giustamente ritenuto uno strumento fondamentale all’interno degli ambiti portuali, proprio per la capacità di essere competente ed esperto, quindi spendibile in tutti i processi decisionali e di sviluppo delle aree portuali. Non siamo solo la carta parlante del luogo, ma viviamo da vicino i limiti dei porti, in un certo senso, funzionando da collaudatori della bontà delle opere. L’esperienza è un valore che ci viene quotidianamente riconosciuto. Piuttosto, è al di fuori degli ambienti di settore che, non solo il pilotaggio, ma tutto il mondo portuale, sconta una cronica mancanza di attenzione. Spero tanto che il vento cambi presto, anche grazie alle opere si attiveranno con i fondi Europei del Next Generation EU”.

L’innovazione tecnologica può essere un alleato?

“Il pilotaggio evolve grazie alle tecnologie spendibili anche da noi Piloti, oltre a quelle già in uso sulle navi più evolute. Ma sono sempre convinto del valore della componente umana come essere intelligente. Essere potenzialmente fallace,  ma anche capace di raccogliere feedback multisensoriali e di valutazioni complessive, impossibili oggigiorno ad un elaboratore. Il Pilota esiste, ed esercita il suo ruolo da millenni. Non è mero romanticismo, ma la cruda realtà che oggi, ancor più che in passato,  questa categoria,  di cui mi onoro di far parte e di poter oggi rappresentare Istituzionalmente,  è composta dalle persone che muovono, d’intesa  con i Comandanti delle navi, i mezzi mobili più grandi del mondo. Nessun oggetto mobile al mondo, può battere infatti per dimensioni e pesi,i quello  di questi giganti dei mari. Questo privilegio, richiede anche molto impegno e lavoro sia durante, che nella fase precedente il pilotaggio vero  e proprio”.

Tema della sicurezza, quali sono le vostre proposte?

“Noi siamo gli esecutori della sicurezza operosa, al fianco delle Capitanerie, che sviluppano tutti i processi di buone pratiche, valutazioni accurate, discipline di sicurezza ed ordinanze negli ambiti portuali, che competono necessariamente al Comandante del porto. In quest’opera siamo sempre al loro fianco, per contribuire ogni qualvolta necessario. Come attrezzature portuali non vedrei inappropriato lo sviluppo di radar meteorologici e stazioni meteo anemometriche, in un perimetro circolare  a qualche chilometro di distanza dai nostri porti. Potremmo avere segnalazioni di fenomeni violenti in avvicinamento, e allertare per tempo le navi in manovra e quelle già ormeggiate. I cambiamenti climatici, temo si faranno sentire sempre con maggiore frequenza e violenza. Ma siamo anche bisognosi di sicurezze passive, a tutela dei Piloti e degli equipaggi delle pilotine. Il consiglio direttivo di Fedepiloti ha allo studio molte iniziative per migliorare ancora la sicurezza dei piloti. Dal potenziamento della formazione con corsi dedicati, alla realizzazione di accordi con aziende Italiane, leader nel settore delle tecnologie marittime personali di sicurezza”.

Tra dieci anni come cambierà la vostra professione?

“Penso faremo ancora maggiore uso di tecnologia, come i PPU (pilot portale unit), GPS ultraprecisi abbinati a laptop dedicati alla navigazione strumentale. Sono ausili alla navigazione, ed oggi anche al pilotaggio, di grande aiuto per apprendere informazioni decisionali, sul come svolgere la manovra. Però, alla fine, tutto si riconduce all’uomo, al professionista capace di interpretare i dati forniti dallo strumento, e farne l’uso adeguato. Torniamo sempre al professionista ed alle sue abilità ed esperienze accumulate in migliaia e migliaia di manovre”.