Nuova Delhi – Porti e terminal indiani nel caos. La diffusione del coronavirus ha messo in ginocchio il Paese, paralizzando l’intera catena logistica e i servizi portuali essenziali. Una situazione fuori controllo che ha costretto i principali scali e terminal del Paese a dichiarare la “forza maggiore”, in altre parole l’impossibilità di onorare i contratti commerciali stipulati in precedenza. La lista è lunga e include i porti di Dhamra, Karaikal, Gopalpur, Gangavaram, Krishnapatnam sulla costa orientale e Adani-Mundra, Hazira, Angre, nonché tutti i 44 scali del Gujarat Maritime Board sulla costa occidentale.
La decisione è stata presa in seguito alla decisione del Governo indiano di adottare misure draconiane che limitano la circolazione di persone e merci allo scopo di frenare la diffusione del coronavirus. Il primo ministro Shri Narendra Modi ha chiesto un blocco completo dell’intera nazione per i prossimi 21 giorni a partire dalla mezzanotte di martedì 24 marzo, nel tentativo di contenere la pandemia Covid-19. Modi ha affermato che “anche quei Paesi con le migliori strutture mediche al mondo non potrebbero contenere il virus e che l’isolamento sociale è l’unica opzione per mitigarlo”. “La nazione dovrà certamente pagare un pesante costo economico a causa di questo blocco – ha aggiunto Modi -. Se la situazione non fosse sotto controllo nelle prossime 3 settimane, il Paese potrebbe tornare indietro di 21 anni e diverse famiglie sarebbero devastate per sempre”.
I porti indiani nel 2018 hanno movimentato circa 839 miliardi di dollari di merci, secondo i dati forniti da Bloomberg, collocandosi al 13esimo posto al mondo. Il Paese è anche il terzo maggiore importatore di petrolio greggio, il quarto più grande di Gnl, un importante acquirente di carbone e olio di palma, e un esportatore di zucchero. Sebbene i porti indiani siano stati classificati dal Governo come servizi essenziali, le forti limitazioni imposte alla circolazione delle merci hanno già iniziato a rallentare la loro operatività e probabilmente la situazione non può che peggiorare nei prossimi giorni. In più, la forza lavoro è stata drasticamente ridotta nei porti e nei terminal e in tutti settori produttivi connessi.
Adani Group, il più grande operatore portuale privato dell’India, ha affermato che la “forza maggiore è sta dichiarata per limitare la responsabilità dei porti per eventuali reclami, danni e oneri derivanti dalle misure introdotte dal Governo”. Finora, 12 grandi porti governativi in India non hanno invocato la forza maggiore, sebbene il ministero della Navigazione abbia dato il via libera per farlo, se lo ritenessero necessario. Al momento, però, questi porti continuano a funzionare anche se con risorse disponibili assai limitate. Adani ha concluso che, “poiché l’impatto è ancora in corso, la forza maggiore rimarrà in vigore fino a quando il governo non solleverà le restrizioni imposte”.