EDITORIALE DEL DIRETTORE

Porti ed emendamenti: a chi giova il conflitto sociale in banchina?

Il tentativo di stravolgere l’assetto normativo sulle banchine nasconde obiettivi tanto chiari quanto pericolosi. Al ministro Giovannini va bene così?

L’ultima cosa che serve al martoriato sistema dei trasporti italiano è l’apertura di una nuova stagione di conflitti sulle banchine.

Ma è esattamente e inevitabilmente a questo che si andrà incontro se passeranno gli emendamenti sul sistema portuale presentati al Senato da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Italia Viva al disegno di legge sulla concorrenza.

Da un lato tre righe che di fatto azzerano il ruolo delle Autorità di sistema portuale, attribuendo tutti i poteri in materia di concessioni al governo centrale e assegnando competenze sulla portualità ad Art, Anac e persino Agcom, in questo caso a scapito dei ministeri dei Trasporti e dell’Economia.

Insomma un delirio di (ulteriore) burocratizzazione in un meccanismo delicatissimo che già soffre per il mancato scioglimento di pluridecennali nodi gordiani.

Che senso ha questa iniziativa? Francamente, come canta Vasco, “tutto questo un senso non ce l’ha”. Se non riflettendo sulla desolante latitanza propositiva e operativa proprio del ministero retto da Enrico Giovannini che ha prodotto una breccia nella quale con grande gioia si sono introdotte lobby e poteri forti. Con un obiettivo ben chiaro: ridisegnare le regole a proprio uso e consumo, sostituire la concorrenza con gli oligopoli, spartirsi col minor numero possibile di intrusi il grande business della logistica che sempre più influenzerà la nostra vita.

E siccome l’appetito vien mangiando, questo manipolo di nostri solerti senatori prova anche a regolare i conti con quei rompiscatole, brutti, sporchi e cattivi dei portuali.

Un emendamento si propone di cancellare con un tratto di penna il divieto di interscambio di manodopera tra concessioni in capo a uno stesso soggetto all’interno dello stesso porto. In sostanza: ho due terminal a Genova? Mando i miei dipendenti del terminal “A” al mio Terminal “B” perché ho un picco di traffico.

Oggi se ho un picco di traffico devo far ricorso ai soci della Culmv. E così negli altri scali. Una funzione, in questo caso quella della Culmv, importante per calmierare il costo del lavoro riuscendo nel contempo a far fronte agli aumenti dei traffici.

No, per questi senatori certe regole non vanno bene. Meglio il Far West in banchina. Magari con un po’ di sana macelleria sociale. Tanto per scatenare la rabbia dei lavoratori.

Migliorare si può sempre e sappiamo tutti che all’interno dei porti ci sono molte cose da sistemare, consorterie da sciogliere, privilegi da estirpare, manovre da sventare, strategie e progetti da ridisegnare.

Ma non è con i colpi di mano, suggeriti di interessi opachi, che si fa un buon servizio al nostro zoppicante sistema economico. A meno che l’obiettivo non sia proprio questo: ripartire con la stagione dei conflitti sociali.