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“Professionalità e porti più sicuri: anche la Russia vuole un servizio pubblico di pilotaggio”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Fedepiloti  in risposta all’articolo “Servizi tecnico-nautici, la Russia all’attacco dei piloti privati” pubblicato ieri su ShipMag /

L’intervento della Duma registra la consapevolezza istituzionale di NON continuare ad affidare alle regole del mercato i servizi tecnico-nautici, con particolare esplicito riferimento al pilotaggio marittimo. L’attuale sistema liberista in Russia avrebbe addirittura “ostacolato lo sviluppo del settore dei piloti nel paese e contraddice l’obbligo della Russia di garantire adeguatamente la navigazione sicura delle navi nei suoi porti”, secondo Sergey Mitin, membro del parlamento russo e primo firmatario del disegno di legge che vorrebbe istituire un servizio nazionale di pilotaggio nel Paese. Nel merito, la pregressa apertura al libero mercato pare abbia quindi determinato il proliferare di più società di pilotaggio, che nei rapporti con l’armamento, si è probabilmente tradotta in una corsa al ribasso delle tariffe al fine di aggiudicarsi la prestazione, a tutto svantaggio della qualità del servizio e del livello di sicurezza del porto e del suo paraggio. Infatti, sul medio e lungo periodo, la contrazione della tariffa con ogni probabilità ha dovuto cedere il passo ad esigenze di economizzare su altre voci di bilancio, non ultima la manutenzione di mezzi, l’aggiornamento professionale e l’utilizzo delle nuove tecnologie disponibili.

Ciò diviene insidioso a fronte degli interessi generali in gioco, legati ad aspetti di sicurezza della navigazione e tutela dell’ambiente marino. Tali interessi, identici in tutto il mondo e quindi anche in Italia, in quanto di rilevanza pubblica, proprio perché riguardanti un primario settore strategico del Paese (trasporti e logistica), non possono essere lasciati al libero arbitrio di più soggetti economici secondo le regole di gestione del libero mercato, ma necessitano di una visione strategica, di un’azione di gestione coordinata ed unitaria che solo lo Stato può garantire. Infatti anche nel nostro caso, un approccio rinnovato e più razionale rispetto al passato, potrebbe rendere più dinamico, e quindi più reattivo, il sistema di pilotaggio nazionale.

L’esperienza emergenziale che stiamo ancora vivendo ha evidenziato alcuni aspetti degni di attenzione in tal senso che meritano di essere affrontati appena possibile. Pensiamo ad una riorganizzazione territoriale, una mobilità di personale, per esempio. Insomma, anche in Italia si percepisce l’esigenza di una razionalizzazione generale del servizio, ma con disciplina confermata in capo allo Stato e sostanzialmente immutata natura giuridica in termini di pubblico interesse. L’efficientamento, anche perequativo di più realtà locali del servizio, produrrebbe benefici in termini di economie di scala, senza ricadute sulla qualità’ della prestazione e senza quindi snaturarne le finalità di sicurezza della navigazione e portuale; finalità il cui perseguimento diviene via via più cruciale a fronte dell’incremento della frequenza di eventi meteorologici sempre piú aggressivi, in porti, quelli italiani, che risultano essere sempre più piccoli a causa del cosiddetto gigantismo navale. In tale mutato contesto diventa sempre più importante per l’esecuzione delle manovre in tempi certi e modalità sicure, il costante coordinamento e controllo dell’Autorità Marittima di cui il servizio di pilotaggio costituisce supporto decisionale tecnico specifico, che trova la sua migliore sintesi nell’assistenza del comandante della nave e quindi del suo armatore, per il buon esito della spedizione. Ecco che la coesistenza di rinnovati elementi di criticità esogeni, non può prescindere dalla rinvigorita sinergia tra i vari soggetti pubblici, o che svolgono attività di pubblico rilievo coinvolti (servizi tecnico-nautici, Autorità Marittima e di Sistema portuale).

Gli obiettivi di natura giuridica propri delle Istituzioni e delle organizzazioni protagoniste, devono necessariamente realizzarsi nell’ottimale dimensione unitaria sotto un capiente e protetto “cappello pubblico”. La Federazione Italiana Piloti dei Porti, rappresentante istituzionale del pilotaggio in Italia, trova, pertanto, nella nuova via indicata dalla Camera Bassa del Parlamento Russo un ispirato unico modello percorribile per un ritorno – post emergenza Covid-19 se non addirittura già in attuazione della c.d. “fase 2” – al pieno utilizzo dei porti commerciali del paese in modo sicuro, nel solco della via maestra della garanzia dell’interesse pubblico dello Stato e quindi della collettività. Notoriamente il nostro sistema corporativo in Italia si configura come eccellenza nel settore, dove ad un’alta produttività in termini di manovre per singolo pilota, corrispondono tariffe tra le più basse in Europa e nel mondo.

A ciò si aggiunge che, sul piano tecnico-operativo, possiamo vantare il più basso rapporto al mondo di incidenti rispetto al numero di prestazioni di pilotaggio ed una qualità del servizio molto alta, certificata dai puntuali controlli dell’Autorità Marittima nell’ambito del suo potere di vigilanza. In questa fase storica, per quanto difficile e delicata, a maggior ragione occorre valorizzare la migliore occasione offerta dal rapporto favorevole costo/qualità del servizio, per cogliere l’opportunità di rinnovare, razionalizzando, il modello organizzativo delle corporazioni, ed anzi potenziando l’assetto pubblicistico proprio per le impegnative sfide in corso e future che riguardano l’assetto della “safety” dei nostri scali.