Il presidente a ShipMag: “Solo il trasporto via mare può permetterci di superare le crisi ripetute che ci stanno tragicamente affliggendo negli ultimi anni”
Roma – Dagli effetti della guerra in Ucraina all’analisi delle aree del Mediterraneo che stanno soffrendo di più fino ad uno sguardo sul settore dei container: “Dopo un biennio d’oro da mesi registra una flessione costante dei noli, che oggi sembra essersi arrestata”, così il presidente di Federagenti Alessandro Santi a ShipMag.
A più di un anno di distanza dall’inizio del conflitto in Ucraina quali sono le ripercussioni dirette sul mondo dello shipping?
“Il mondo dello shipping ha nella flessibilità e nella capacità di reazione ai cambiamenti una delle sue caratteristiche più importanti. Di certo eventi drammatici, come una guerra, provocano un rimescolamento di carte, con andamenti diversificati nel mercato dei noli, nell’utilizzo delle navi, nella scelta di rotte e porti. È quindi difficile generalizzare: basti pensare a un esempio, quello delle navi gasiere. La crisi energetica ha fatto letteralmente esplodere il mercato evidenziando una scarsità di navi disponibili con rotte che si sono allungate per le note esigenze geopolitiche spingendo alle stelle i noli. Comunque solo il trasporto via mare può permetterci di superare le crisi ripetute che ci stanno tragicamente affliggendo negli ultimi anni”.
Quali sono le aree del Mediterraneo che stanno soffrendo di più?
“Se pensiamo al Mediterraneo allargato, indubbiamente l’area del Mar Nero è quella nell’occhio del ciclone, con un fragile corridoio aperto per il trasporto di cereali e prodotti agroalimentari. Ma purtroppo tensioni e incertezza geopolitica attraversano tutto il Mediterraneo. Basti pensare alla situazione di Algeria, Libia e Tunisia, oppure alla crisi perdurante in Medio Oriente. Certo è che il Mediterraneo allargato rappresenta uno dei centri di polarizzazione del nuovo sistema del trading mondiale, e noi ci troviamo nel bel centro”.
Il settore container è reduce da un biennio d’oro. Qual è oggi lo stato di salute delle agenzie marittime italiane?
“Anche questa domanda merita due risposte separate. Il settore container dopo un biennio d’oro da mesi registra una flessione costante dei noli, che oggi sembra essersi arrestata. Per quanto riguarda le agenzie marittime italiane, lo stato di salute è determinato dalla loro professionalità e della camaleontica capacità di stare sul mercato diversificando l’offerta di servizi e sottoponendo a un rinnovamento continuo le attività e la modalità della loro implementazione aziendale”.
Quali sono le figure professionali più richieste dalle agenzie marittime?
“Di certo oggi la frontiera della digitalizzazione e quella della espansione verso l’intera filiera logistica richiede professionalità e maggiore specializzazione rispetto a quanto accadeva anni orsono. Resta però sempre centrale la capacità dei nostri collaboratori di essere pronti ad affrontare le situazioni di emergenza e i continui cambiamenti repentini tipici delle attività in mare ed in porto: questi sono i nostri talenti”.
L’attuazione del PNRR sta mettendo in luce difficoltà che probabilmente erano state sottovalutate in fase di stesura del Piano. È una situazione che vi preoccupa?
“A preoccuparci non sono solo i tempi di realizzazione delle nuove infrastrutture. Sono molto di più le riforme, ben più complesse, che la Ue ci richiede per quanto riguarda ad esempio il funzionamento della macchina pubblica e la burocrazia. È su questi campi minati che rischiamo di più: diventa necessario un processo di snellimento della iper produzione legislativa a favore di una più efficacie attività amministrativa, troppo imbrigliata in quella che si può definire una burocrazia ‘difensiva’ troppo attenta ai potenziali effetti negativi invece che motivata al raggiungimento di obiettivi ambiziosi”.