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Tre scelte da fare per il rilancio del Paese (e dei porti) / Il commento

Milano – Ospitiamo un intervento del prof. Maurizio Maresca, già presidente dell’Autorità portuale di Trieste, fra i massimi esperti di infrastrutture e diritto comunitario /

Ora davvero sarebbe il momento di accelerare una intesa con Bruxelles per liberare risorse e investimenti per la crescita e la competitività. Lo impone la gravità della situazione economica, in Paese già fermo che oggi si avvia al declino grave.


Alcuni elementi indurrebbero ad un minimo di ottimismo. Il primo è la disponibilità di un margine importante di spazio finanziario pubblico arrestandosi il rapporto debito pil al 1.6. Del pari l’orientamento dell’Unione ormai dal 2017 è nel senso di una maggiore presenza dello Stato nelle imprese produttrici ed erogatrici di servizi: l’Europa di oggi ha presente un nuovo modello di politica industriale per favorire la competitività. In terzo luogo va considerato il rapporto positivo fra il governo e le istituzioni europee.

Il punto è piuttosto è… che cosa fare. Certo il comparto delle infrastrutture e dei trasporti è forse più importante.
In primo luogo è importante avere chiaro che non tutti gli investimenti in infrastrutture sono uguali: se tutti servono ( anche se poco) a “muovere” il mercato interno dal punto di vista dei consumi, solo pochissimi servono davvero a promuovere la competitività del sistema paese e delle sue imprese. In breve occorre fare la cosa che in Italia è difficilissimo fare: scegliere.

In secondo luogo l’ormai famoso “modello Genova” insegna due cose. La prima è che va abrogato senza ritardo “senza se e senza ma” il codice dei contratti ( d.lgs.50 del 2016). Un insieme di norme che di fatto impediscono la realizzazione delle infrastrutture. Occorre fare come ha fatto la Gran Bretagna: attuare le direttive 23 e24 come sono e basta. Evitando il gold plating.

La seconda cosa: abrogare il d.lgs. 50 non è sufficiente. È necessario anche nominare dei direttori (o Commissari) come Marco Bucci: una che ha mille difetti ma che è stato pronto ad assumere il rischio altissimo di future censure per i mille errori che avrà fatto e farà (sapendo che in quel caso sarà lasciato solo da tutti). E non è facile.

In terzo luogo rivedere la legislazione su porti, autostrade e intermodalita. Creare alcuni grandi players internazionali competitivi sui corridoi europei nel campo delle infrastrutture e dei traffici, in grado di svolgere davvero un servizio di interesse economico generale, è una scommessa che va fatta ora d’intesa con i partner europei.
Considerando la tradizione del nostro Paese non avverrà alcunché. Risorse a pioggia a imprese prive della capacità di essere competitive e ai soliti carrozzoni vorrà dire aver buttato un po’ di miliardi come sempre.

Tanto per Bruxelles, Parigi, Berlino ecc. se l’Italia non c’è nella politica industriale e dei trasporti, pazienza! .